Mario Rende nuovo General Manager dei Daemons

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E’ con immenso piacere che i Daemons annunciano il ritorno, dopo un breve periodo di lontananza dal football italiano, di Mario Rende che, da quest’anno, ricoprirà il ruolo di General Manager a Cernusco.

Mario non ha certo bisogno di presentazioni avendo vinto tutto quello che si poteva vincere in Italia e in Europa come giocatore, general manager e presidente. Lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato tanto, ma soprattutto fatto capire che il football Italiano ha ancora molto bisogno di persone come Mario.

Di seguito l’intrevista in versione integrale:

D: Per chi c’era negli anni ’90 e ’00 non hai certo bisogno di presentazioni, presentati invece ai più giovani.

M: Dopo aver iniziato la mia “carriera” sportiva nel Basket arrivando alla Serie A2, un infortunio al ginocchio mi portò ad interrompere smettendo di giocare per oltre un anno e alla fine per me saltare, cosa che nel basket è d’obbligo, era diventato un terno al lotto ( una volta la medicina e chirurgia non erano in grado di “metterti” a nuovo come ora ) ; così dopo oltre un anno di completa inattività, su sollecitazione di un vecchio amico provai il football ( cosi almeno mi muovo un po’ pensai…) ma la cosa mi prese moltissimo e visto che non dovevo saltare,” anche se il mio sogno era giocare TE o FB visto che allora ero “solo” 90 KG”, inIziai a giocare nei Lions nel primo campionato di Serie B nel 1984 con subito la promozione in serie A, nel 1987 notato dal HC dei Seamen Milano, Vic Dasaro, andai a giocare con i Seamen vice campioni d’Italia in carica fino al 1990 e con i Seamen giocai il mio primo Superbowl nel 1989 purtroppo perso. Rientrai nei Lions Bergamo nel 1991 con cui giocai ancora fino al 1996 con le soddisfazioni di un Superbowl vinto nel 1993 dopo quello del 1992 a Bolzano perso di un soffio, nel 1994 Vice Campioni in Eurobowl perso di solo 3 punti a Stoccarda di fronte ad oltre 20mila spettatori contro una vera corazzata del Football Europeo i London Olympians. Grande esperienza con i Lions fu giocare anche il campionato semiprofessionistico Europeo denominato FLE Football League Europa nel 1995 terminato con il secondo posto nella finale di Stoccolma, nel 1996 chiudo la carriera di giocatore sempre con i Lions ( allora chiamati Blacksmith franchigia acquistata per poter rientrare in serie A italiana visto che la FLE era stata considerata dalla federazione italiana una operazione illegittima). Nel 1997 inizio la mia opera di dirigente, inopinatamente e improvvisamente, infatti la dirigenza di quel tempo abbandonò repentinamente nel settembre del 1996 dimettendosi in blocco e lasciando il team alla deriva. Mi venne chiesto di adoperarmi per “mettere insieme le ossa “ e non chiudere …. Cosi assunsi seppur senza alcuna esperienza la carica GM e coInvolgendo come dirigenti alcune persone che erano anche parte delle aziende sponsor . Li grazie alla mia diciamo abilità impreNditoriale riuscii a coINvolgere sin dal primo anno amici impreNditori che poi negli anni hanno sponsorizzato il team almeno per i dieci anni successivi. La prima cosa che ottenni dalla FIAF fu di riappropRiarsi del nome Lions Bergamo. Diciamo che ho imparato a fare il dirigente sportivo passo passo un giorno dietro l’altro, costruendo relazioni, acquisendo nozioni ecc. La mia idea era confermare il gruppo restante di italiani alla fine del 1996 e da li partire a una vera costruzione di quella che è poi diventata una realtà incontrovertibile del modo italico ed europeo del Football Americano, ogni anno aggiungevo tasselli umani e di conoscenze, nel 2003 dopo i primi successi sono rimasto al timone anche come presidente continuando lo sviluppo di quello che intendevo io per un Team di Football : organizzazione a livello semi aziendale, costruzione di un gruppo di giocatori relativamente giovani ma forti che crescessero insieme e portassero sempre maggiori soddisfazioni al team, incremento e sviluppo dellE giovanili. Tra le varie cariche sono anche statro Vice Presidente per un anno di FIAF nel 2000 e nel 2001 venni nominato anche responsabile EFAF la sola e unica federazione Europea di allora, per il Sud Europa, riconoscimento che per un Italiano è stata una grande conquista.

D: Da quando sei entrato a far parte dei Lions Bergamo li hai trasformati da una bella realtà provinciale alla più grande dinastia della storia del football italiano con all’attivo dodici titoli nazionali del massimo campionato, di cui 11 consecutivi e 4 titoli europei(3 Eurobowl e 1 Champions League). Qual è la ricetta vincente?

M: Mi riallaccio alla ultima parte della risposta precedente, a parte il mio lavoro a livello manageriale per dare una struttura economico finanziaria stabile e di vero supporto alla attività sportiva, l’idea che credo sia stata il traino alle vittorie e soddisfazioni è sempre stata quella di creare un gruppo di giocatori italiani forti e motivati, la vera base che ha portato i Lions a conquistare tutto quello che c’era da conquistare, a questo gruppo ogni anno inserivamo giovani del vivaio che era sempre anche questo ai massimi vertici e in cui ho da sempre spinto per alimentarlo ( mia è stata la proposta all federazione di allora che opgni team di serie A avesse obbligatoriamente le giovanili), a questo gruppo mi preoccupavo di dare delle guide di sicura esperienza e validità, un coaching staff preprarato sia umanamente che tecnicamente che sapesse infondere nei ragazzi sicurezze e conoscenze, a questo poi mettevo la ciliegina sulla torta, i giocatori stranieri, che dopo il primo anno ( che avevo demandato ai coach) ho sempre scelto e firmato personalmente, andando a fondo di personalità, educazione, famiglia e non solo abilità sportiva, perché portare dei ragazzi americani in Italia per giocare a football voleva dire portare dei ragazzi giovani a volte appena usciti dal college per buttarli non solo in un mondo sportivo diverso dal loro, ma in un mondo sociale completamente diverso, e dovevo quindi esser certo che prima che come atleti potessero sentirsi a loro agio come uomini nel loro “nuovo mondo“, e qui credo di avere fatto decisamente bene portando diversi elementi che sono poi risultati nelle loro diverse epoche ai vertici in tutta Europa.

mariorende

D: Oltre ad aver portato a Bergamo tanti titoli, hai portato anche altrettanti campioni oltreoceano e da tutto il vecchio continente. Quali di questi ricordi con maggior piacere?

M: Tantissimi, ma tra i molti posso dirti Tyrone Rush un RB ex campione del Mondo in NFL con i Redskins e poi a Green Bay e in CFL, che mi era stato segnalato dal GM dei Montreal Allouettes della CFL in quanto era senza contratto, un giocatore che ha “sbancato” in Europa e che ci è stato invidiato da tutti i team Italiani ed Europei, che dimostrò non solo di essere un Campione sul campo ma anche fuori, poi posso dire Dino Bucciol italo canadese che stava giocando per i famosi Hamburg Bleu Devils, io andai appositamente a vedere una partita in Germania, lo incontrai e lo convinsi del mio progetto, venne e lo stesso anno vincemmo l’Eurobowl proprio nella finale di Amburgo contro la sue ex squadra e lui alla fine pazzo di gioia girò alla fine della partita per tutto il campo sventolando la bandiera tricolore. Ma sono molti, ricordo con affetto immenso James Pazak, Jim McMahon, il gruppo dei messicani, Allen, Bartinski e tanti altri, gli europei, Sami Alalampi, Mirahamadi, li ho tutti nel mio cuore e nei miei memorabili ricordi.

D: Fai parte della storia del football italiano e per questo sei amato e inevitabilmente odiato da molti. Ma nel privato ti conoscono in pochissimi. Come sei riuscito a coniugare la visibilità dei tuoi successi sportivi con il privato appunto?

M: Nel privato a parte pochissime persone, non ho mai fatto entrare il mondo del football, ho sempre tenuto la famiglia i figli come affetti a se stanti, i mei figli hanno amato, amano e hanno seguito e seguono il football ma sempre in una sfera che era legata alla passione del padre e per amicizia verso qulche appartenenete al team, finita la partita io ero con la mia famiglia . Questo ha fatto si che non ho avuto diciamo così “interferenze” sportive nella mia sfera privata, cosa che non potrebbe essere se poi vai a cena sempre con i giocatori, o a ballare o addirittura in ferie con le amicizie del team. Nel mondo sportivo qualche amicizia legata sopratutto a quando giocavo c’è ed è ben salda, ai tempi da dirigente in cui incutevo ammirazione, astio e tanta invidia direi, a memoria non cè ne sono più, avevo un grande amico ma purtroppo ci ha lasciati, Gianluigi Luchena con cui nell’estate del 2007 ebbi l’idea e la forza di fondare la IFL per stoppare quelLa che era diventata ormai una egemonia uni personale di un presidente di quella che non era nemmeno una federazione, Gian e io a livello di idea di organizzazione, programmazione e promozione, avevamo molte vedute univoche, ricordo ancora bene che l’idea IFL nacque alla fine dell’ennesimo Superbowl di Scandiano vinto dai Lions contro i suoi Dolphins Ancona, eravamo seduti a bordo piscina durante il post game Party, arrabbiati per come stavano andando le cose ….da Luglio a Settembre nacque la IFL e io andai anche a rispolverare la FIDAF che era una federazione “dormiente” perchè comunque delle leghe non possono non essere associate a una Federazione .

D: E ora i Daemons: come hanno fatto a convincerti a ributtarti nel football italiano?

M: Insistendo …., io sinceramente sono stato bene anche senza football vivendo la mia vita tranquillamente, dedicandomi ai miei figli e alla mia famiglia e seguendo comunque il football,leggendo e restando connesso tramite internet ecc. Ad essere sincero i Seamen mi hanno sempre cercato di coinvolgere ancora ogni anno, ma la mia promessa fatta al presidente Marco Mutti la mantenni ampiamente nei tre anni che mi ero dato e ora i Seamen sono una società forte e organizzata, di Mario Rende non ne hanno più bisogno.
I Daemons vogliono crescere, diventare una realtà solida e affermata, questo è il progetto che la dirigenza mi ha sottoposto e che ha attirato le mie attenzioni, ed è per questo che ho accettato di dare una mano, ci proverò, ci proveremo, non sarà per niente facile.

D: Per finire, cosa ti aspetti da questa nuova avventura e soprattutto cosa si devono aspettare i tanti “addetti ai lavori” del movimento?

M: Non mi aspetto nulla, sono qui per provare ad aiutare degli amici e costruire qualcosa insieme che possa essere e diventare una realtà organizzata, affermata e di carismatico interesse presso i giovani e l’ambiente tutto, di sicuro peli sulla lingua non ne ho e andrò comunque a battere dove il dente duole, volenti o nolenti ci dovranno essere di nuovo orecchie che dovranno ascoltare, non sono ancora in pensione…

Ringraziamo Mario per la cordialità e siamo certi che il suo contributo sarà fondamentale per la crescita dei Daemons.

Benvenuto Mario, benvenuto nel nostro inferno!

 

Federico Belloni
Ufficio Stampa Daemons Cernusco