Così comincia la settimana più importante dell’anno per gli Elephants Catania, che sabato 4 luglio, allo Stadio Loris Rossetti di Cecina, giocheranno la finale nazionale IFL2 contro i Saints Padova, dopo una stagione perfetta, chiusa imbattuti.
Per raccontare il cammino degli Elephants, abbiamo ascoltato quattro voci fondamentali dello staff tecnico, che hanno plasmato questa squadra inarrestabile:
l’Head Coach Gianmarco Pecoraro, il suo braccio destro Coach Assistant (Difesa), l’Offensive Coordinator Bill Vega, e il Coach Lineman Gilberto Cocuzza.
Gianmarco Pecoraro – Il peso della storia, la forza del presente
Head Coach e Defensive Coordinator
“Quest’anno non abbiamo solo allenato. Abbiamo ricostruito un’identità.”
Coach Pecoraro, siete arrivati imbattuti alla finale. Cosa rappresenta questo traguardo per te e per la storia degli Elephants?
«Questo percorso è importante, ma va ancora completato. Non parlo necessariamente di vittoria, perché sono state le sconfitte, negli anni, a formarci, a darci fame. Ma proprio per questo oggi, avendo imparato a perdere, sappiamo anche come fare per vincere.
Questa squadra è parte della mia vita. Di questi oltre 40 anni di storia ne ho vissuti più di metà, prima da giocatore e poi da allenatore. Come dissi un anno fa: io ho scelto gli Elephants, e gli Elephants hanno scelto me. È molto più di un onore: è far parte di qualcosa che va oltre le persone. Gli Elephants c’erano, ci sono e ci saranno sempre.»
Cosa ha reso possibile questa stagione così solida e mentalmente lucida?
«Abbiamo cambiato approccio: meno pressione sui ragazzi, ma massima attenzione al dettaglio. Con Coach Vega, che ringrazio per la professionalità e il metodo portato dagli Stati Uniti, abbiamo chiesto sacrifici mai visti prima. Allenamenti ogni domenica in pre-season, una preparazione mentale e fisica per un salto di categoria. Il nostro motto? “Per ottenere qualcosa di diverso, devi fare qualcosa di diverso.” E l’abbiamo fatto.»
Qual è stato, finora, il momento che più ha definito questa stagione?
«La semifinale in casa. Eravamo sotto di due touchdown. Storicamente, una montagna difficile da scalare. Ma non ci siamo scomposti. Ho guardato negli occhi i miei leader, abbiamo corretto il piano tattico e siamo tornati in campo. L’abbiamo vinta. Non è ancora il nostro traguardo finale, ma rappresenta il carattere di questa squadra.»
Cosa significa per te portare avanti il retaggio degli Elephants?
«Dal 2001, la prima volta in cui ho indossato questa maglia, sento addosso la responsabilità della nostra storia. È un peso, ma anche una forza. Questi ragazzi lo meritano. Questa città lo merita.»

Renato Gargiulo – La difesa è fratellanza
Assistant Coach e secondo di Pecoraro nella gestione difensiva
“Difendere insieme, cadere insieme, rialzarsi insieme. Questo è il nostro credo.”
Coach Gargiulo, la difesa è stata una delle colonne di questa stagione. Qual è il segreto di questa solidità?
«La nostra defense è il risultato di un programma pluriennale, strutturato con pazienza e visione. Abbiamo saputo mescolare nuove generazioni, veterani e innesti esterni in un’alchimia che ha generato un gruppo forte, dentro e fuori dal campo. Una difesa che riflette l’identità della città: concreta, ostinata, intelligente.»
Mentalmente e fisicamente, come avete costruito questa resilienza?
«Con un approccio olistico: lavoriamo su tecnica, tattica, aspetto atletico e mentale. Non ci limitiamo al campo: HUDL, report analitici, video review, discussioni collettive. Ascoltiamo i ragazzi. Tutto è pensato per portare ogni atleta allo stesso livello di consapevolezza. Non c’è spazio per l’improvvisazione.»
Com’è il vostro rapporto tecnico e umano con Coach Pecoraro?
«Parlare di Gianmarco è parlare di un fratello. Ex compagni di squadra a Palermo e Catania, poi lui mio giocatore, poi di nuovo colleghi. Siamo cresciuti insieme, condividendo esperienze con coach italiani, americani, messicani. Non abbiamo mai avuto attriti. Abbiamo creato un sistema difensivo complesso, flessibile, difficile da leggere. Lui e io siamo diversi, ma c’è una sintonia naturale. E questo si riflette anche nella squadra.»
C’è un momento difensivo che rappresenta al meglio la vostra identità?
«La semifinale contro Brescia. Grande squadra, ben allenata. Le reazioni dalla sideline, la freddezza, la concentrazione: lì ho visto una difesa matura, consapevole. L’abbraccio con Gianmarco a fine partita ha racchiuso anni di lavoro. Ma non è ancora finita.»
Che tipo di battaglia vi aspettate contro i Saints?
«Sarà durissima. Padova ha un attacco solido, esperto. Li abbiamo studiati a fondo. Ci siamo allenati per essere all’altezza. La nostra difesa saprà metterli in difficoltà. Dopo 9 finali, vogliamo riportare un titolo a Catania. E stavolta, il campo potrebbe davvero dirci che è il nostro momento.»

Bill Vega – Un attacco che danza come il fuoco
Offensive Coordinator
“Abbiamo acceso la scintilla, e non si è mai spenta.”
Coach Vega, l’attacco degli Elephants è stato tra i più prolifici e versatili dell’intera stagione. Qual è stata la filosofia offensiva che vi ha guidato nel 2024?
«La nostra identità si basa su una no-huddle spread offense. In un campionato dove la maggior parte delle squadre huddla tra una giocata e l’altra, abbiamo scelto di correre. Vogliamo tenere il piede sull’acceleratore: meno tempo per la difesa di assestarsi, meno opportunità per cambiare uomini o leggere le nostre formazioni. Questo approccio ha messo in difficoltà molti avversari, portandoli allo sfinimento nel quarto quarto.
Dal punto di vista tattico, ci adattiamo: prendiamo ciò che la difesa ci concede. Siamo stati primi per yard su corsa e secondi nei passaggi. Nonostante gli infortuni, ogni volta qualcuno ha fatto un passo avanti e ha permesso alla squadra di restare competitiva. Questo è il nostro spirito.»
In quali aspetti ha visto la crescita più significativa nei suoi giocatori?
«Abbiamo scelto di adottare un sistema offensivo avanzato, simile a quelli dei college americani. All’inizio è stato un po’ traumatico per alcuni, ma presto si è capito che chi non conosceva il playbook o non correva le tracce alla perfezione… semplicemente non sarebbe sceso in campo.
Uno dei simboli di questa crescita è Claudio Caruso. Ha sempre giocato in difesa, ma quest’anno ha accettato una sfida totalmente nuova. Inizialmente ha faticato, ma oggi è una delle nostre armi principali. Questo è merito suo, ma anche dei compagni – come Gregorio Barbagallo e Giuseppe Piccione – che lo hanno preso sotto la loro ala. È lo spirito di squadra che ha permesso tutto questo.»
Durante la stagione avete affrontato difese molto diverse. Come siete riusciti a restare efficaci e imprevedibili?
«Il segreto è semplice: studio. Guardo praticamente tutte le partite dell’avversario della settimana. Analizzo allineamenti, coperture, blitz. Tutto quello che può darci un vantaggio.
L’altro aspetto fondamentale è il lavoro con la linea offensiva: con Coach Cocuzza prepariamo ogni dettaglio per evitare di essere prevedibili. Rivediamo anche le nostre partite per non cadere nel loop delle chiamate ripetitive. Ogni settimana il nostro obiettivo è essere imprevedibili, ma precisi.»
C’è stato un momento in stagione che ha rappresentato al meglio l’identità di questo attacco?
«Sì, la trasferta a Cecina contro i Trappers. La dirigenza ha compreso l’importanza del match e ha fatto volare tutta la squadra: era la partita che decideva il primo posto.
Abbiamo segnato nei primi 5 drive e chiuso il primo tempo sul 35-0. In quel momento, ho sentito che i ragazzi stavano cominciando davvero a credere nel progetto. Non solo in me, ma in loro stessi.»
Cosa si aspetta da questa finale, e possiamo aspettarci qualche sorpresa tattica?
«Mi aspetto una partita disciplinata e senza errori. In una finale, il margine è sottile: chi commette meno sbagli, vince. Abbiamo avuto la miglior settimana di allenamenti dell’anno, e affronteremo una difesa di altissimo livello come quella dei Saints.
Sorpresa? Dico solo: sintonizzatevi. Potremmo scrivere una pagina di storia. Go Elephants.»

Gilberto Cocuzza – I giganti silenziosi
Allenatore Linea
“Nessun drive parte senza di loro. Nessuna vittoria arriva senza il loro lavoro invisibile.”
Coach Cocuzza, la linea offensiva è spesso invisibile ma decisiva. Come hai costruito la mentalità del reparto quest’anno?
«Essere un lineman richiede sacrificio. Spesso non si ricevono applausi, ma si regge l’intera squadra. Ai miei ragazzi lo ripeto sempre: siate orgogliosi, siete determinanti. Quest’anno ho avuto il privilegio di lavorare con un gruppo intelligente, motivato e ricettivo. Fin dal primo giorno, ho creduto in loro.»
Qual è stato il lavoro tecnico impostato per arrivare a questa dominanza nelle trincee?
«Con Coach Vega abbiamo iniziato le nostre call già da settembre. Abbiamo condiviso filosofia e sistema, e ho iniziato a introdurre parti del playbook già in pre-season. Tecnicamente abbiamo ripulito i fondamentali, reso i movimenti più fluidi, e lavorato sugli aggiustamenti per essere sempre pronti.»
Quanto conta la comunicazione tra linemen in una stagione come questa?
«È tutto. Sulla linea, se non comunichi, sei perso. Li spingo a chiamarsi blocchi e protezioni ad alta voce, anche a costo di sembrare arroganti. La coesione è la chiave: fiducia totale, protezione reciproca, aiuto costante. Questo crea una linea solida, e anche una squadra più forte.»
C’è stato un salto di qualità evidente nel reparto?
«Non voglio fare nomi. Sarebbe ingiusto. Tutti hanno fatto un passo avanti. Il ritorno in Seconda Divisione ha dato nuova linfa, anche a chi aveva perso motivazione. I senior hanno ritrovato la fame e sono stati un esempio per i rookie. Questa è l’atmosfera che fa la differenza.»
Contro i Saints la sfida sarà fisica. Come vi presentate a questa battaglia?
«Siamo pronti. Siamo preparati. E non vediamo l’ora di scendere in campo.»
Una finale per chi ha scelto di crederci
Non esiste una formula per arrivare a giocarsi un titolo nazionale. Ci vogliono idee, fatica, notti insonni, chilometri percorsi in silenzio e parole gridate negli spogliatoi. Ma soprattutto, ci vuole appartenenza.
Gli Elephants Catania sono tornati dove meritano: a un passo dalla vetta, spinti da un’identità che non è mai stata solo sportiva, ma culturale. Una famiglia allargata che da oltre quarant’anni porta il football americano nel cuore della Sicilia con orgoglio, ostinazione e coraggio.
Sabato 4 luglio non si giocherà solo una finale. Si celebrerà un percorso, si metteranno alla prova generazioni di lavoro, e si onorerà una maglia che non ha mai smesso di battere.
Perché in fondo, in questa squadra, non si allena solo un gioco. Si coltiva un sogno.
E adesso è arrivato il momento di provare a realizzarlo.