A MONTE CLARO IN PALIO UNA STAGIONE
Arriva l’ultimo appuntamento stagionale casalingo della regular season e seppur ancora a zero vittorie, la franchigia campidanese è ancora in corsa per accedere alla seconda fase del campionato. Infatti dietro il caterpillar targato Blue Storms, le altre componenti del girone hanno dimostrato di equivalersi. La parola d’ordine è vincere sia con gli Skorpions, sia la settimana successiva sul campo dei Gorillas. Due passi importanti per instillare un po’ di ottimismo nella dirigenza e soprattutto nel coaching staff che si fa in quattro per provare schemi e strategie essenziali ai fini del ribaltamento di una situazione non troppo rosea.
Sull’argomento infortunati, come sempre preponderante, tutta la squadra si è stretta in un abbraccio virtuale nei confronti di Gianfranco Farris che si è ritrovato nuovamente sotto i ferri per ripristinare un menisco malconcio. Le notizie sono buone perché fra un mese il quotato cornerback sarà di nuovo in condizioni di allenarsi. Lui come sempre non pensa a sé stesso: “Tutti gli infortunati della squadra vorrebbero poter entrare in campo – dice Farris – per dare il loro supporto e cercare di vincere”.
TRA INFERNO E PARADISO, MA FIORITO VUOLE LA SVOLTA
L’umore è alto nel varesotto, sponda scorpioni. Qualche giorno fa si sono aggiudicati il derby contro i Gorillas e le chances di passaggio del turno sono proprio legate al match di Cagliari, dando per scontata la sconfitta contro i Blue Storms.
L’head coach dei rosso argento Giuseppe Fiorito lo dice apertamente: “Io non spero, io ci credo nel secondo posto”!
Come ti è sembrato il percorso degli Skorpions fino a questo momento?
Molto simile a quello dello scorso anno: alti e bassi ma sono venuti fuori alla grande quando contava.
I giocatori ti sembrano reattivi?
Forse stanno cominciando a comprendere l’importanza di queste ultime partite.
Ci saranno nuovi ingressi post infortuni?
Purtroppo no, anzi devo registrare l’infortunio sul lavoro di Andrea Antonino che lo terrà lontano dal campo. Ieri hanno operato Farris al ginocchio: gli auguriamo pronta guarigione e lo aspettiamo l’anno prossimo più forte di prima.
Un appello ai sostenitori?
Queste ultime due partite di campionato sono molto importanti per i Crusaders: abbiamo non solo il dovere di evitare l’onta di una possibile retrocessione, ma con un po’ di fortuna e molto impegno, la possibilità di arrivare secondi: avremo bisogno di tutto il calore che il nostro pubblico ci può dare.
IL SUPER VETERANO GIANNI CADEDDU SI RACCONTA
La sua frequentazione risale alla prima metà degli anni novanta. Seppur a singhiozzo Gianni Cadeddu è un giocatore di lunghissimo corso. Nonostante sia marito, papà di tre figlie e gli acciacchi fisici lo perseguitino, non ha mai soffocato l’amore per questo sport. Di professione odontotecnico ha accettato con grande felicità di sottoporsi ai raggi X di un ufficio stampa sempre curiosone.
Ritorniamo indietro nel tempo, come sei diventato un giocatore di football?
Ho sempre amato gli sport in cui ci si doveva confrontare mentalmente e fisicamente, e il football in questo mi ha sempre attirato. Perciò quando a 15 anni scoprii che due amici di mia sorella (Davide Piras e Geppino Bifulco) giocavano a football in una squadra chiamata Crusaders, non ebbi alcun dubbio, mi sarei presentato alle selezioni di ottobre del 1995.
Quali furono le primissime sensazioni?
Era meglio e più bello di ciò che credevo. Iniziai come runner, venivo dal basket, ma poi Andy Mingo con Paul Frick, i coachs, dopo un esercizio di scontro decisero che avevo abbastanza grinta e determinazione per giocare come defensive end. Fu fantastico scoprire che quello era il mio vero posto, con la difesa.
Ricordi indelebili dell’esordio?
Il più bello che ho di quell’anno è la safety che feci sul QB dei Black Stars Palermo, grazie alla quale vincemmo la prima partita 8-6. La sera uscii insieme alla squadra che mi riservò un tavolo di birre. Qual gruppo diventò la mia seconda famiglia.
Il tuo settore preferito rimane sempre la difesa?
Si, ho sempre amato il ruolo di defensive end, ma il coach mi ha permesso di giocare come tackle. I problemi al ginocchio di quest’anno e il mio non essere ancora al massimo della forma, non mi permettono di esprimermi al meglio, ma l’estate mi darà il tempo necessario per arrivare pronto alla prossima stagione.
Cosa non ti piace del Football Americano?
Giocare in linea d’attacco, ruolo di grande sacrificio, così come la linea di difesa, ma a me piace prendere e provarci sempre, chiunque tocchi la palla. Amo la difesa.
Secondo te è uno sport complesso?
Il football può avere giocate semplici o schemi complessi. Secondo me richiede preparazione fisica eccellente e tenacia mentale. Requisiti che sto rimpiangendo: non a caso mi sto infortunando spesso. É uno sport faticoso, dove ci si fa male, dove non bisogna avere paura, dove ogni giocatore deve svolgere il suo compito senza sbagliare. Ma è fantastico sapere che al tuo fianco hai i tuoi compagni che lottano con te.
Non tutto è perduto in questa stagione..
Per fortuna il nostro coach ci crede, e questo ci porta a pensare che possiamo farcela. So che giocheremo (spero di essere a posto col ginocchio) fino alla fine. Ci credo e credo nei Crusaders. Nessuno di noi molla. Cercheremo di dare più occasioni possibili al nostro attacco e a fermare quello avversario.
Concretamente come si possono battere gli Skorpions?
Giocando insieme e dando il massimo, credendo in noi e nei coach sempre. Sembra di dire cose scontate, ma a volte, in campo, una decisione sbagliata o un errore sembrano punirti definitivamente. A volte lo shoulder sembra non farti respirare ma è in questi momenti che noi possiamo dare il meglio e far vedere che meritiamo questo campionato. Il bello del football è che si gioca e si lotta fino all’ultimo secondo. Dobbiamo giocare per divertirci, siamo in grado di vincere, siamo pronti alla nostra prima vittoria, io ci credo.
Coltivi altre passioni?
Mi piace suonare la batteria, anche se ormai sono anni che non lo faccio, manca il tempo. Prima avevo diversi hobby ma ora dedico il tempo extra lavorativo a divertirmi con la famiglia. A mie figlie insegno ad andare in bici e ad arrampicarsi.
Giochi col numero 99
É stato dato e scelto dal coach Fiorito, e per me è stato un grande onore. Purtroppo quest’anno non ho potuto dare continuità agli allenamenti e alle prestazioni in campo. Prima il menisco, poi uno strappo al polpaccio e ancora alla coscia. Il mio rientro nel football non è stato come lo avevo immaginato, fisicamente ero fermo da un po’ e ho pagato caro questo. Stare a bordo campo brucia più che prenderle in campo, non poter aiutare i compagni e non poter essere a 100% fa male.
Considerazioni finali?
I miei compagni, il capitano, la difesa: sono stati per me fondamentali nella scorsa partita. L’adrenalina era tanta ed è capitato che magari perdessi un po’ la testa: perciò li voglio ringraziare per avermi permesso di divertirmi in campo. E su questo argomento anche il coach Fiorito e Nicola Polese mi hanno sostenuto e incoraggiato tenendomi concentrato e determinato: Nicola mi aveva promesso che almeno una partita sarei riuscito a finirla (visti gli infortuni continui) e così è stato contro i Blue Storms.
Giampaolo Puggioni
Ufficio Stampa Crusaders Cagliari
Foto Battista Battino